I Deepfakes invadono il web con rapidità preoccupante.
I social network più famosi saranno in grado di gestire i contenuti manipolati?
Il 22 maggio, una pagina Facebook intitolata Politics WatchDog, ha pubblicato il video di Nancy Pelosi, presidentessa della Camera, rallentato (in modo naturale) a tal punto da far apparire confuse le parole del parlamentare democratico californiano.
Il contenuto è divenuto virale, mettendo a rischio le elezioni statunitensi del 2020.
Facebook e Twitter hanno lasciato che il video restasse online, mentre YouTube lo ha ritirato.
Le numerose risposte degli utenti hanno dimostrato che la manipolazione dei video, unita alla disinformazione, appare deleteria per aziende e personaggi pubblici.
Le piattaforme social usano regole ben precise riguardanti la pubblicazione di contenuti intenzionalmente fuorvianti, pur cercando di incoraggiare la libertà di espressione.
Eric Goldman, direttore del High-Tech Law Institute presso l’Università di Santa Clara, ha recentemente condotto una conferenza dedicata ai media manipolati, i cosiddetti “deepfakes”, una tecnica che utilizza l’intelligenza artificiale per creare video di persone che fanno o dicono qualcosa mai accaduta realmente.
Il video di Pelosi, una forma semplificata di manipolazione video (che alcuni spettatori hanno ritenuto fosse reale), non è considerato un deepfake, bensì un esempio di come i social media non siano pronti a gestire la situazione.
“Il contenuto in questione ha messo in evidenza problemi reali, che le società di social media devono imparare a gestire”, ha dichiarato Eric Goldman. “Il video” afferma l’uomo, “è fuorviante, potrebbe trattarsi di un complotto politico”.
Il problema è destinato a peggiorare: il software DeepFake è già disponibile online e i primi casi di deepfakes appaiono a catena, colpendo soprattutto i personaggi politici.
Attualmente sono noti video di Kim Kardashian, Mark Zuckerberg e Barack Obama.
I legislatori statunitensi stanno sollecitando i giganti della tecnologia ad agire rapidamente.
“I social media devono attuare politiche studiate per proteggere gli utenti dalla disinformazione”, afferma Adam Schiff, presidente della House Intelligence Committee.
La lotta alla disinformazione deve cominciare!