In cinque mesi LinkedIn ha bloccato oltre 21 milioni di account falsi: la piattaforma appartenente a Microsoft sta combattendo attivamente un problema spesso presente tra i social network.
E’ stato il responsabile della sicurezza del sito, Paul Rockwell, a rivelare la notizia: “La maggior parte degli account fake sono stati bloccati direttamente in fase di registrazione, immediatamente riconosciuti come sospetti”.
Anche gli utenti del social network hanno contribuito alla battaglia, individuando ben 67 mila profili apparentemente finti.
La società di LinkedIn ha inoltre comunicato che l’eliminazione del 98% degli account falsi è avvenuta automaticamente grazie alle funzionalità di sicurezza attive. Il restante 2% è stato bloccato manualmente.
La piattaforma si pone come obiettivo quello di offrire un luogo sicuro per gli utenti, nonché una risorsa importante.
LinkedIn nasce con lo scopo di creare e offrire posti di lavoro, migliorare le carriere e instaurare rapporti lavorativi; l’eliminazione dei profili fake rappresenta la volontà di mantenere alta la sicurezza per chi vi accede, con la possibilità di sfruttare in totale sicurezza le opportunità economiche presenti.
Durante le ultime settimane, i social network si sono spesso trovati al centro di grandi controversie politiche: Twitter ha per esempio bloccato 936 profili collegati a un’operazione informativa nata in Cina per sabotare le proteste avvenute a Hong Kong.
Facebook ha seguito l’esempio, sospendendo numerosi account, fanpage e gruppi, in seguito alla notifica ricevuta direttamente da Twitter.
Fino ad ora, LinkedIn era riuscito a tenersi lontano da simili problematiche (disinformazione e molestie in primis).
Secondo gli esperti, ciò è dovuto al carattere prettamente lavorativo della piattaforma, un sorta di “estensione online dell’ufficio”, che porta gli utenti a comportarsi in modo corretto, proprio come se si trovassero davanti al capo, ai collaboratori o ai clienti.
Gli account fake su LinkedIn sono esplosi quest’anno, con un boom di lamentele da parte dei dirigenti aziendali, trovatisi di fronte a un’enorme quantità di messaggi grammaticalmente scorretti, colmi di richieste assurde e decisamente sospette.