Quasi tre quarti dei consumatori si aspettano che i produttori dei dispositivi IoT (Internet of Things) connessi ci proteggano dagli hack, secondo quanto riferito da Karamba Security.
Questa visione è in netto contrasto con le pratiche dei data center odierni, che chiedono agli utenti di implementare le misure di protezione informatica, tramite strumenti come i software antivirus.
Il rapporto ha esaminato 1.000 consumatori statunitensi per indagare sulle preferenze di sicurezza degli utenti. La ricerca è stata effettuata prima della conferenza CES 2020, che in un anno medio si arricchisce di centinaia o migliaia di nuovi dispositivi connessi.
I risultati del sondaggio mostrano la crescente preoccupazione dei consumatori riguardo agli hack di tali dispositivi. Gli utenti chiedono ai produttori di integrare sicurezze di alto livello direttamente nei prodotti acquistati.
L’87% degli intervistati ritiene che i produttori dei dispositivi siano i diretti responsabili per ciò che concerne la sicurezza e la protezione dagli hack.
Quasi tre quarti degli interessati (il 72%) dichiara che si rifiuterebbe di utilizzare un dispositivo IoT connesso in caso scoprisse che è sprovvisto di sicurezza integrata.
“I risultati del sondaggio rivelano che i consumatori non sono disposti a scendere a compromessi quando si tratta di proteggere i dispositivi connessi” – afferma Ami Dotan, CEO e cofondatore di Karamba Security.
“I dispositivi come Amazon Alexa, le case intelligenti e le automobili connesse, sono ogni giorno più popolari. Proprio per tale motivo gli hacker devono affinare le tecniche per migliorarsi e sfruttare le vulnerabilità degli utenti.
Riteniamo opportuno che i produttori affrontino la sfida, offrendo ai propri clienti la protezione che meritano”.
Il sondaggio ha inoltre dimostrato che la maggior parte dei consumatori si preoccupa per il futuro della sicurezza IoT.
L’81% pensa che i dispositivi IoT saranno maggiormente bersagliati dagli hacker durante i prossimi cinque anni. Alla domanda: “Ti preoccupa di più che un ladro irrompa nella tua casa o che un hacker violi uno dei dispositivi collegati?” il 50% degli intervistati ha risposto la seconda.