Boris Johnson ha cambiato idea.
In risposta alla forte repressione che il governo cinese ha messo in atto nei confronti dell’ex colonia britannica di Hong Kong, il Regno Unito ha deciso di rinunciare agli accordi presi precedentemente con Huawei, bloccando la nuova rete 5G dell’azienda cinese.
Ad accordi presi, il presidente britannico fa marcia indietro e decide di rinunciare al 5G proposto dalla multinazionale cinese. Una mossa, questa, che probabilmente non sarà senza conseguenze
Huawei, dal canto suo, ha colto la palla al balzo e ha rivolto il suo sguardo verso l’Italia, proponendosi come potenziale alleata nel suo nuovo processo di digital transformation.
Accordi sul 5G saltati: una tempesta annunciata
L’annuncio di Johnson, in verità, non arriva dal nulla: nell’aria c’era già un presagio simile, ma una comunicazione ufficiale come questa fa sempre il suo effetto, soprattutto se pensiamo alle possibili conseguenze economiche, politiche e diplomatiche di un tale retro front.
La Cina non ha ancora emesso sentenza a riguardo, ma qualche giorno fa ha lasciato intendere un malcontento diffuso, quando il Regno Unito ha deciso di accogliere fino a tre milioni di cittadini di Hong Kong in fuga dalla dittatura cinese, soprattutto a seguito dell’ultima legge sulla sicurezza nazionale. Uno dei portavoce di Huawei,però, ha replicato, mostrandosi particolarmente deluso da questa scelta:
“È una brutta notizia per tutti i possessori di uno smartphone di quel paese – ha dichiarato – perché ora saranno destinati a una linea internet per telefoni molto più lenta”.
Il portavoce ha tenuto a sottolineare che i prodotti Huawei sono tutti sicuri e di altissimo livello, come a voler porre l’attenzione sul gesto, che sembra mosso più da ragioni politiche che relative alla sicurezza dei cittadini.
Rete 5G: le ragioni della rinuncia
Il Regno Unito, invece, le sue ragioni le ha esposte piuttosto chiaramente: la scelta di rinunciare all’appalto pare sia dovuta alle sanzioni che gli Stati Uniti hanno applicato nei confronti della Cina.
Secondo gli inglesi, infatti, se la Cina non può avere accesso a fornitori ufficiali e “sicuri” per la creazione dei suoi prodotti, dovrà rivolgersi ad altri lidi potenzialmente più pericolosi.
Anche se la motivazione suona plausibile, è difficile non pensare che ci sia anche una ragione politica dietro questa marcia indietro così plateale: la mossa politica di Pechino nei confronti di Hong Kong sembra, infatti, violare gli accordi tra Cina e Regno Unito – accordi, questi, che dovrebbero durare almeno fino a 2047.
Dall’altro lato, poi, c’è la pressione degli Stati Uniti: non è un segreto, infatti, che Trump abbia espresso più di una volta il suo disappunto, quando il Regno Unito ha avviato gli accordi per la rete 5G con Huawei. E considerando gli accordi commerciali tra Inghilterra e USA, appare chiaro che Johnson ha dovuto ritornare sulle proprie scelte e cambiare rotta.
Huawei incassa il colpo, ora guarda all’Italia
Huawei, però, non rimane a guardare e punta dritta verso l’Italia, nella speranza che il nostro governo decida di avviare un processo di digitalizzazione serio – e che coinvolga, perché no, anche il supporto della multinazionale cinese.