Essere influencer non è più un passatempo. A dire il vero, non lo è mai stato: le influencer sono una vera e propria pubblicità ambulante, che consente ai marchi più o meno noti di raggiungere un numero di persone elevatissimo.
Il mestiere dell’influencer, però, è così nuovo da non avere regole stabilite e universali: manca uno statuto, un ordine, un contratto, è difficile anche stabilire un compenso minimo sindacale. E di sindacati si parla, appunto, quando bisogna tutelare il proprio lavoro e la propria persona in ambito lavorativo.
Per questa ragione, un gruppo di influencer di Instagram inglesi ha fondato The Creator Union (TCU). Si tratta di un vero e proprio sindacato di categoria pensato per la regolamentazione dei contratti tra aziende e influencer, sia dal punto di vista economico che dal punto di vista dell’immagine. Un sindacato come questo, infatti, tutelerebbe le influencer anche da un punto di vista etico e nella creazione di contenuti.
Il TCU inglese si affiancherà all’American Influencer Council (AIC), nata a giugno 2020 con le stesse identiche intenzioni e modalità.
Un sindacato per le influencer a tutelare i loro diritti
Lavorare sui social e fare social media marketing sta diventando la norma, negli ultimi tempi, ed è importante, quindi, regolamentare le prestazioni lavorative online, creando contratti ad hoc e favorendo la tutela dei diritti del lavoratore, privacy inclusa. Diritti, questi, che necessitano una salvaguardia anche dal punto di vista etico e sociale, nella lotta alla discriminazione e con la speranza di ottenere pari diritti anche nella comunità black e Lgbtq+. Secondo alcune stime, infatti, il pay gap è una tragica realtà anche tra gli influencer: a guadagnare di più sono, come sempre, i modelli/e bianchi e cis.
Nicole Ocran, influencer e co-fondatrice di TCU, ha rilasciato di recente un’intervista a Vogue Business:
“Spesso anche marchi molto conosciuti non permettono alle influencer di negoziare i compensi, non offrono contratti e non pagano rispettando le tempistiche”
Ferme e decise anche le parole di Brittany Xavier, influencer e vicepresidente di AIC:
“Vogliamo dare voce alla nostra posizione nei confronti delle piattaforme leader che hanno beneficiato del nostro lavoro. Voglio prendere parte alla regolamentazione degli standard per le future generazioni di influencer”
Un compenso equo, un contratto etico e rispettoso, una rappresentazione intersezionale. Diritti legittimi che dovrebbero spettare a ogni essere umano e che, nel mondo della comunicazione online, sono spesso messi da parte in favore del semplice guadagno.
Un supporto legale a 360°
Il sindacato TCU offrirà a tutte le influencer un supporto legale a 360°, con la speranza di ampliare i propri orizzonti in pochissimo tempo. Quello sui social è un lavoro come tanti e tutelarsi online è diventato fondamentale, soprattutto se si lavora con la propria immagine.
Ci vuole rispetto, fiducia, coerenza, uguaglianza, la giusta rappresentazione. Se viene a mancare anche solo uno di questi fattori, non ci può essere un lavoro etico. Il sindacato delle influencer servirà proprio a questo.