Con l’emergenza sanitaria, le aziende in crisi si spingono all’estero (e online)
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Fronteggiare una crisi come quella che stiamo vivendo non è facile. Soprattutto per le aziende e le attività commerciali, che hanno subito nella stragrande maggioranza dei casi un arresto preoccupante (e si sono trovati costretti a sospendere le attività).
L’emergenza sanitaria ha avuto un impatto considerevole sulla nostra economia, al punto che l’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) ha stimato un aumento della disoccupazione oltre il 12% e il FMI (Fondo Monetario Internazionale) ha previsto un calo di oltre il 12% del PIL (Prodotto Interno Lordo) italiano entro la fine di quest’anno.
Come affrontare la crisi? Alcune aziende sono corse ai ripari puntando tutto sull’acquisizione estera. Si stima, infatti, che durante il 2020 ci siano state 58 acquisizioni estere da parte di aziende italiane e che molte aziende si siano spinte principalmente online, per proseguire con la vendita e la promozione dei propri prodotti.
Le aziende italiane sbarcano online: la sfida del 2020
La digitalizzazione ha avuto un impatto tutto sommato positivo, al netto del periodo delicato che stiamo vivendo. Molte aziende, seppur in crisi, hanno deciso di rimboccarsi le maniche e di fare di necessità virtù, come si suol dire, provando a investire (non senza rischi) e a diversificare il proprio bacino di utenza e di mercato.
Da un lato, sempre più aziende hanno deciso di trasferire online il proprio business, approfittando del fatto che moltissimi italiani erano (e sono) più propensi ad acquistare su e-commerce rispetto ai negozi fisici. Dall’altro lato, le aziende hanno aumentato la propria presenza online, con campagne promozionali dedicate e con un’attività sui social più importante.
Il risultato può dirsi tutto sommato positivo, se si considera la crisi che le aziende stanno vivendo e che si preparano a vivere fino alla fine dell’anno.
Acquisizioni estere: il caso BIP
Un caso più unico che raro, da cui sicuramente bisognerebbe prendere esempio, è quello di BIP (Business Integration Partners) S.p.A., società italiana multinazionale di consulenza per imprese e pubblica amministrazione che ha di recente acquisito la società di consulenza inglese Chaucer. Come affermato da Carlo Capè, CEO di BIP:
La crisi non durerà in eterno. Ci siamo detti: “Abbiamo la possibilità di bloccare le acquisizioni e perdere tutto, o andare avanti”. Noi abbiamo scelto di andare avanti. Siamo convinti che la consulenza nel post pandemia sarà un abilitatore chiave per la ripresa e che solo le società indipendenti, innovative e globali saranno chiamate dai grandi gruppi multinazionali a contribuire a ridisegnare le catene del valore e alla trasformazione digitale per renderle attuabili.
Come BIP, anche altre aziende italiane hanno provato a rafforzare il proprio mercato acquisendo aziende estere: è il caso di Menarini con Stemline (USA), di Amplifon con Attune Hearing Pty Ltd (Australia), di Cellular Italia con WorldConnect (Svizzera). Un modo, questo, per fronteggiare la crisi con positività, nella speranza che tutto passi al più presto.