Alcuni dipendenti Google sono stati licenziati, proprio dopo aver organizzato gli scioperi per combattere le presunte molestie sessuali della società.
Meredith Whittaker, considerata tra i leader dello sciopero organizzato lo scorso novembre (definito tra l’altro “senza precedenti”), è stata recentemente licenziata dalla compagnia. Google stesso lo conferma via email.
Il licenziamento della Whittaker, annunciato da Bloomberg, accompagna quello della collega Claire Stapleton, allontanata dalla società a giugno.
Le donne parlano di possibile “ripicca” da parte di Google.
Le proteste del 2018 hanno coinvolto oltre 20.000 impiegati a livello globale, i quali hanno lasciato i propri uffici per protestare contro le accuse di aggressione sessuale rivolte ai dirigenti chiave della società.
“I motivi per cui sono stata licenziata sono un mistero; mi sono impegnata per l’AI Now Institute, per il mio lavoro di etica AI e per l’organizzazione di un settore tecnologico responsabile.
“E’ chiaro che Google non è il luogo adatto dove sviluppare questo mestiere “, scrive Meredith Whittaker. “Tutto ciò è difficile da accettare, ma non posso farci nulla”.
Whittaker aggiunge anche che il modo in cui Google utilizza il vasto potere accumulato nello spazio AI è “una delle questioni sociali e politiche più urgenti del nostro tempo”.
“Affrontare questi problemi, assicurandosi che l’IA sia giusta, responsabile e sicura, richiederà un serio cambiamento strutturale per lo sviluppo della tecnologia e della gestione delle società”, dichiara la donna.
Alcuni dei cambiamenti suggeriti includono la sindacalizzazione, la protezione degli informatori, degli obiettori di coscienza e la costruzione della solidarietà tra le persone della propria azienda (e non solo).
Whittaker ha guidato il programma di ricerca tra Google e l’Istituto AI Now della New York University. Google avrebbe chiesto alla donna di rinunciare a quest’ultimo ruolo a marzo, dopo aver sciolto la commissione etica dell’IA che coinvolgeva, negativamente, alcuni membri.
I dipendenti Google non hanno mai temuto di affrontare il proprio datore di lavoro. Hanno protestato contro i contratti militari, il lavoro in Cina e il trattamento dei lavoratori temporanei.
La società ha rifiutato di aggiungere commenti.