Sono sempre più numerose le aziende che sfruttano l’equity crowdfunding per raccogliere il capitale necessario a finanziare la loro attività.
Questo fenomeno nato negli USA si è diffuso rapidamente in Europa e ha preso piede anche in Italia, dove cresce a ritmi vertiginosi.
In questo articolo, facciamo una panoramica sul fenomeno dell’equity crowdfunding e rispondiamo alle principali domande su questa nuova forma di finanziamento.
Che cosa è l’equity crowdfunding?
Il crowdfunding è una forma di finanziamento (funding) che permette alle imprese di raccogliere capitale da un ampio pubblico di investitori (crowd). In cambio del capitale versato, le imprese cedono agli investitori un certo numero di quote azionarie della società (equity).
Questa modalità di raccolta fondi è relativamente nuova, infatti è stata introdotta in Italia soltanto nel 2013. Rispetto ad altri Paesi, l’Italia è stata la prima a dotarsi di una legge e di una regolamentazione apposita per questo tipo di finanziamenti.
Il settore è in forte crescita. Nel primo semestre del 2019, la raccolta complessiva in Italia attraverso questo canale ha raggiunto la cifra di 82 milioni di euro, più del doppio dello stesso periodo dell’anno precedente.
Come si svolge una campagna di equity crowdfunding?
Le aziende che sono in cerca di investitori si rivolgono ai portali autorizzati, che sono registrati nel sito della Consob, l’organismo di vigilanza della Borsa Italiana.
Attualmente, le piattaforme autorizzate in Italia sono 35. Alcune di queste sono verticali e specializzate in alcuni settori, ad esempio lo sport oppure l’immobiliare oppure energia e ambiente, altre invece sono piattaforme generaliste dove sono presenti aziende di ogni settore.
All’interno del portale, gli investitori troveranno tutte le informazioni relative all’azienda e al suo progetto.
Il 75% delle campagne di ECF (Equity Crowdfunding) lanciate in Italia nel 2018 si sono concluse con successo, cioè hanno raggiunto il target prefissato.
La maggior parte delle campagne ha superato ampiamente il target, infatti la raccolta media si è attestata sul 209% del target, cioè le aziende hanno raccolto il doppio della cifra richiesta inizialmente.
Nel corso del 2018 sono state censite in tutto 170 campagne (114 nel 2018, 50 nel 2017), per un totale di 49 milioni di raccolta (36 nel 2018 e 11,7 nel 2017).
A volte, al termine di una campagna di equity crowdfunding la stessa azienda lancia un’altra campagna (round) per sostenere la crescita o per finanziare sviluppi successivi. Finora, su 233 aziende che hanno chiuso con successo la prima campagna di investimento, 25 di queste hanno lanciato una seconda campagna per raccogliere altro capitale.
Chi vuole investire in una campagna di equity crowdfunding deve informarsi in maniera molto approfondita presso la piattaforma. Analizzando il prospetto informativo, potrà valutare se il progetto della startup ha un potenziale di successo, se è scalabile (cioè può crescere senza richiedere ulteriori investimenti) e se può essere replicato in altri mercati.
Quali aziende ricorrono all’equity crowdfunding?
In origine, questa forma di finanziamento è stata utilizzata dalle startup innovative, prevalentemente nel mondo digitale. Del resto, quale miglior canale del web per raccogliere finanziamenti per una azienda che opera proprio nel web?
Anche in Italia l’ECF è stato aperto inizialmente alle startup innovative, ma dal 2019 possono accedere a questo canale tutte le PMI, cioè qualunque azienda con meno di 250 dipendenti.
Vediamo qualche informazione in più sulla composizione delle aziende che ricorrono all’ECF:
- sono guidate da team molto piccoli: il 90% delle aziende è composta da un massimo di 4 soci fondatori;
- l’età media degli startupper (così vengono definiti i fondatori di startup) è nella fascia 30-50,
strano a dirsi, i giovani imprenditori under 30 sono meno del 10%;
- la presenza femminile è molto bassa: 7 aziende su 10 sono composte di soli uomini.
Chi può aderire all’equity crowdfunding e quanto occorre investire?
Si tratta di un investimento rischioso e dall’esito incerto, perché i progetti non hanno uno storico di risultati pregressi alle spalle. In questo senso, l’investimento in ECF presenta un livello di incertezza (e quindi di rischio) superiore al semplice investimento in azioni di società quotate.
Negli USA, fino al 2016 questa possibilità era offerta soltanto agli investitori accreditati, cioè chi ha un reddito di almeno 200.000 dollari all’anno oppure dispone di un patrimonio di almeno 1 milione di dollari.
Successivamente, questi vincoli sono stati rimossi e oggi la platea dei potenziali investitori accoglie anche i piccoli investitori. Ovviamente, questo ha dato maggiore spinta alla raccolta e ha fatto aumentare il tasso di successo delle campagne.
L’investimento medio si situa in una fascia compresa tra 1.000€ e 10.000€. Questo dato conferma il fatto che sia un investimento accessibile anche ai piccoli risparmiatori.
In media, una campagna raccoglie le adesioni di 85 investitori (rapporto tra il totale dei sottoscrittori e il totale delle campagne chiuse con successo).
Che cosa succede dopo la campagna di raccolta?
L’aspettativa degli investitori è che la startup raggiunga i suoi obiettivi e che il valore dell’azione aumenti. In questo modo, l’apprezzamento del valore del titolo costituisce un profitto potenziale per l’investitore.
Se l’azienda chiude l’esercizio in profitto e distribuisce dividendi agli azionisti, questa è una forma di remunerazione dell’investimento.
Purtroppo, da uno studio del Politecnico di Milano sulle startup a distanza di un anno dal lancio, solo 5 su 50 hanno raggiunto o superato gli obiettivi di fatturato fissati.
Le principali campagne di successo in Italia
La maggior parte delle raccolte in Italia passano da 3 portali: Mamacrowd, Crowdfundme e Walliance. Queste 3 piattaforme da sole nei primi 6 mesi del 2019 hanno raccolto 48 milioni di euro, cioè più della metà del totale nazionale.
Il campione di incassi in questo settore è SixthContinent, una piattaforma di Social e-commerce. L’obiettivo iniziale di 1 milione di euro è stato sfondato e la campagna ha raccolto 3,45 milioni di euro sulla piattaforma 200Crowd.
Il secondo posto del podio per la singola campagna spetta a StartupItalia, una media company che ha raccolto oltre 2,67 milioni di euro da 2000 investitori sulla piattaforma Mamacrowd.
Il terzo posto se lo aggiudica MySecretCase, uno shop online di sexy toys che ha usato il crowdfunding sia per la raccolta iniziale che per il successivo aumento di capitale nello stesso anno, per una raccolta complessiva di 2,5 milioni.
Al quarto posto si posiziona il Pordenone Calcio, con una raccolta di 2,28 milioni di euro per finanziare la squadra di calcio della città friulana e puntare alla promozione in serie B.
Vantaggi e svantaggi
Questo sistema di finanziamento presenta sia vantaggi che svantaggi.
Tra i vantaggi, possiamo annoverare sicuramente la semplicità di raccolta e la disponibilità di un pubblico ampio, oltre alla possibilità di fare marketing e promozione sui canali online.
Tra gli svantaggi, bisogna riconoscere che la procedura di accesso è piuttosto complessa dal punto di vista burocratico e molti startupper fanno fatica ad ottenere i requisiti.
Visto il trend di crescita degli ultimi 3 anni, il fenomeno dell’equity crowdfunding sarà certamente una realtà importante per le PMI italiane che sono in cerca di capitali freschi per finanziare i loro progetti e la loro crescita.
Considerato che in Italia ci sono circa 760 mila PMI (sul totale di 996 mila imprese) e che questo numero cresce del 5% ogni anno, finora solo una piccola percentuale di queste ha sfruttato questa forma di finanziamento.