Se lo chiedessimo agli italiani, ci parlerebbero di inflazione. Eppure i dati parlano chiaro: nel mese di Luglio 2020 si è registrato un calo dei prezzi dello 0.4% rispetto a Luglio 2019 e dello 0.2% rispetto a Giugno 2020. Si tratta, quindi, di una vera e propria deflazione, che sta proseguendo di mese in mese. Come è possibile, quindi, che gli italiani sentono di spendere molto di più rispetto all’inizio dell’anno, quando la pandemia era ancora un film di fantascienza?
L’andamento economico italiano oggi
Nei giorni scorsi, Istat ha diffuso i dati relativi alla flessione economica nazionale. Si registra, come anticipato, un calo dello 0.4% rispetto a Luglio 2019 e dello 0.2% rispetto a Giugno 2020.
La ragione di questo calo è probabilmente dovuta all’andamento dei prezzi dei Beni energetici.
Stando al comunicato diramato da Istat:
L’ampliamento della flessione si deve sia al rallentamento dei prezzi dei Beni alimentari (da +2,3% a +1,3%), causato da entrambe le componenti (gli Alimentari non lavorati, da +4,1% a +2,5%, gli Alimentari lavorati da +1,2% a +0,6%), sia all’ampliarsi della flessione dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da -0,1% a -0,9%).
Il “carrello della spesa”, il paniere che include anche i Beni alimentari e personali, è in crollo: si registra infatti un +1.2% a Luglio, rispetto al 2.1% di Giugno. I prodotti ad alta frequenza di acquisto, anche loro, subiscono un forte arresto, passando da +0.1% a -0.1%.
Inflazione o deflazione? La ragione dietro la dispercezione
I prezzi, quindi, sono in calo. E l’inflazione di cui gli italiani parlano è in realtà una deflazione. A cosa è dovuta questa (dis)percezione? La verità sta sempre nel mezzo e se da un lato si è registrata una deflazione generale, nel cosiddetto carrello della spesa i costi dei beni di prima necessità sono balzati alle stelle. Ma è solo un impressione, se si guarda il quadro generale. Il cosiddetto “Effetto Covid” ha spostato semplicemente l’attenzione degli italiani da un quadro più ampio a uno più ristretto, focalizzando l’attenzione unicamente su ciò che acquistavano (e acquistano tuttora) direttamente al supermercato. La percezione che i prezzi siano saliti, dunque, è solo parziale, perché i beni di prima necessità contribuiscono solo in minima parte al computo generale della flessione economica nazionale.
La benzina è in calo – ma la spesa no
A cosa è dovuto, quindi, il calo? Prima di tutto alla benzina – ed è sempre da lì che si parte quando si deve valutare una flessione economica, dal petrolio – che prima del lockdown costava in media 1.586 euro/litro (benzina verde). Nel mese di Maggio, invece, è scesa a 1.365 euro/litro. Il calo registrato, quindi, è del 14% circa, con un lieve rialzo (praticamente irrilevante) nei mesi di giugno e luglio. È chiaro, quindi, che il calo è stato percepito di meno per una ragione molto semplice: il lockdown ha limitato i nostri spostamenti – e trasformato le nostre percezioni. Non solo in ambito economico.