La didattica a distanza ha messo a dura prova insegnanti, studenti e genitori in tutta Italia. Siamo passati da una totale chiusura nei confronti della tecnologia a un bisogno improvviso di implementare le nostre competenze informatiche. In questo senso, si sono delineate una serie di differenze, tra nord e sud ma anche tra ricchi e poveri, che hanno dato luogo a quello che comunemente possiamo definire “digital divide”, il divario tra chi ha un accesso immediato a internet e tecnologia e chi, per motivi sociali ed economici, non ne ha la possibilità.
Secondo una ricerca condotta da Microsoft Italia, chiamata “Emotion Revolution: Emozioni e Didattica a Distanza durante l’emergenza Covid-19″, durante il lockdown la maggior parte delle persone ha dovuto riprogrammare le proprie abitudini e rivedere le proprie priorità. Lo scenario generale, però, è spaccato in due. Da un lato, infatti, la didattica a distanza è servita a dare agli studenti la continuità necessaria per proseguire gli studi senza brusche interruzioni, dall’altro lato, però, ha dato vita a malumori, stress e tensioni mai vissute prima, portando i più giovani a vivere frustrazioni difficili da gestire anche dai genitori.
Gli insegnanti e la tecnologia
I dati dimostrano che il 70% degli insegnanti ha migliorato sensibilmente il proprio rapporto con la tecnologia e ha riscontrato un miglioramento anche nel proprio approccio all’insegnamento. Il 17% dei docenti si è visto più motivato a lavorare, il 9% ha riscontrato una concentrazione maggiore, un altro 9% si è detto più soddisfatto del proprio lavoro. Secondo un 10% dei docenti intervistati, la didattica a distanza ha migliorato l’organizzazione e la pianificazione dei progetti con gli studenti, mentre un altro 9% parla perfino di ottimizzazione di tempi e costi (uno dei punti a favore della cosiddetta DaD – didattica a distanza – se si considera che uno dei grandi problemi della scuola è proprio di tipo economico).
Gli studenti e l’apprendimento
Dal punto di vista degli studenti, il 17% di genitori e insegnanti che hanno preso parte al sondaggio hanno riscontrato un miglioramento delle competenze digitali dei più giovani, mentre il 9% parla di una maggiore indipendenza durante l’apprendimento. La didattica a distanza, in questo senso, è stata molto utile sia per rendere gli studenti più indipendenti, sia per aiutarli a migliorare il loro rapporto con la tecnologia. Secondo il 5%, poi, si è creato un rapporto umano più intenso tra allievi e docenti, perché la didattica a distanza ha in qualche modo ridotto il gap generazionale tra le parti (e livellato perfino la comunicazione tra le parti).
Il lato negativo della didattica a distanza
Non ci sono solo note a favore, però. La didattica a distanza da un lato ha ridotto il divario tra insegnanti e allievi, ma dall’altro ha aumentato le fonti di stress, sia per i piccoli che per gli adulti. L’utilizzo eccessivo della tecnologia, soprattutto per chi non è abituato, può portare a stanchezza, nervosismi e frustrazioni mai provate prima, con un conseguente peggioramento dello stato d’animo particolarmente difficile da gestire soprattutto per i più giovani.
Per questo motivo, la didattica
a distanza è un ottimo strumento di apprendimento e divulgazione, ma bisogna lavorare sodo per migliorarla al punto da ridurre all’osso le frustrazioni che ne derivano. Di strada da fare ce n’è tanta, ma possiamo dire di aver almeno incominciato il percorso verso l’elearning.