Si sente parlare spesso di motivazione: per non perderla, per trovarla e per ri-trovarla infinite volte perché pare sia molto difficile tenersela stretta. La motivazione è tanto volatile che è stato argomento di trattazioni filosofiche e ancora oggi se ne parla.
Mi sono trovato a studiare varie teorie sulla motivazione partendo da Maslow e passando per Locke, e ho sempre avuto la sensazione che si cercasse di mettere in un barattolo qualcosa di troppo complesso e mutevole.
Quando ho iniziato la mia carriera professionale da consulente entrando in grandi contesti lavorativi, ciò che pensavo è divenuto certezza, lasciandomi comunque molti dubbi.
In azienda il tema della motivazione viene spesso riassunto con delle semplici domande: come posso motivare i miei collaboratori e come faccio a trovare la giusta motivazione per affrontare il mio lavoro?
Ho provato a cercare allora l’etimologia del termine e l’ho trovata nella lingua latina: motivazione deriva da motivo che in latino è motus che a sua volta deriva dal verbo movére, ovvero muovere. Questa radice non lascia dubbi a quello che è la motivazione, cioè quello che ci spinge a fare.
Non sono ancora riuscito a trovare la formula alchemica per trovare la motivazione e mantenerla fissa e invariata, ma negli anni sono riuscito a scoprire alcune frasi killer che uccidono la motivazione.
-Leggi anche: Cos’è il mindset e come può essere sfruttato–
La Motivazione non dipende da me
Siccome ho un capo che non sa valorizzarmi allora io mi demotivo. Si dà la colpa a chi è dalla parte opposta: è tutta colpa del capo, dei colleghi, dell’azienda per cui lavoro, di chi mi governa, delle stelle avverse etc. Diventiamo così irresponsabili, non siamo più in grado di dare una risposta. Per gli irresponsabili è comune essere le vittime degli eventi, ed attribuire a fattori a noi esterni la nostra incapacità all’azione (Werner, Attribuzioni di causalità).
Devi trovare la motivazione in te stesso
Devi motivarti da solo. Spesso questa frase è utilizzata dai manager che vogliono lavarsi le mani dalla responsabilità di far crescere le persone. Spesso questa litania è legata a dinamiche non sempre semplici: insoddisfazione del lavoro, obiettivi che sono irraggiungibili, tagli allo staff. Certo che la motivazione dipende da noi, ma spostare tutte le colpe da una parte o dall’altra è un errore da non commettere.
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I soldi servono a motivare
Argomento di difficile trattazione, sappiamo che il denaro spinge all’azione, ma vi sono 3 elementi che rendono precaria questa tesi. Secondo gli studi effettuati da Herzeborg il denaro è sicuramente un fattore motivante, ma ha anche una curva breve di efficacia, come quando vogliamo motivare un figlio con un premio in denaro. Secondo elemento è che il denaro non può essere il serbatoio di motivazione primario. Terzo e ultimo elemento è che il denaro purtroppo non è una risorsa infinita e in un contesto professionale non posso continuare a motivarti con continui premi, prima o poi rischierò di esaurire il budget.
Dobbiamo essere in grado di capire qual è la chiave di volta che motiva noi o gli altri.
Performance = Motivazione
Non sono la stessa cosa, sicuramente esiste un legame molto forte che lega la motivazione alle performance, l’energia ai risultati ma occorre effettuare una distinzione fra le due. La performance racchiude in sé una valutazione (ho fatto bene o male) spesso legata a standard non personali. La motivazione è sicuramente la base della performance, ma è soltanto una delle sue componenti. Spesso le persone motivate non riescono a raggiungere gli obiettivi di lavoro che vengono fissati (scarsa preparazione? formazione non adeguata? mancanza di strumenti?) e invece persone demotivate riescono a raggiungerli (sono la persona più preparata e brava per fare questo lavoro, so come farlo, ma sono obbligato a farlo).
L’ingrediente fondamentale che posso suggerirvi è quello del coinvolgimento. Drucker sostiene nei suoi studi che spesso è più importante farlo piuttosto che saperlo fare.
Se mi blocco davanti a ogni difficoltà convincendomi di non saperla affrontare, mi ritroverò demotivato e questo sentimento contaminerà anche altri ambiti della mia vita lavorativa o personale.
Quindi, per trovare la motivazione o per non perderla il mio consiglio è di fare anche se non in maniera perfetta. Perché, come suggerisce la stessa etimologia, la motivazione è movimento e se rimango fermo si ferma anche lei.
Il cervello è un organo meraviglioso, inizia a lavorare quando ti svegli la mattina e non smette finché non fai il tuo ingresso in ufficio.
Non spegnere il tuo cervello, ma lascia che continui a creare il cambiamento che vorresti.