Jeff Bezos non può tirare mai un sospiro di sollievo. Il proprietario del colosso e-commerce Amazon, nel 2014 ha assorbito anche Twitch alle sue piattaforme. Si tratta di un social network basato sullo streaming degli utenti, molto in voga soprattutto tra i videogiocatori, che solitamente trasmettono in diretta le loro partite migliori (e contemporaneamente dialogano con i loro followers). Il fatto che Twitch sia finito nel mirino non è una novità, ma questa volta il problema è causato dalla pandemia globale.
Boom di visualizzazioni durante il lockdown
Facciamo un passo indietro. Durante il lockdown, come è facile intuire, c’è stato un boom di live streaming su tutti i social possibili. Se Facebook e Instagram hanno riscontrato un aumento considerevole delle trasmissioni live a tutte le ore, figuratevi cosa dev’essere stato Twitch da Aprile a Giugno 2020. Fin qui, tutto nella norma, se non fosse che molti utenti e “streamer” di Twitch facciano da sempre largo uso di brani musicali come sottofondo (non tutti in Creative Common o Royalty Free – cioè liberi da diritti e utilizzabili senza richiedere copyright).
Per questa ragione, la Artists Rights Alliance, organizzazione no profit che si occupa della difesa dei diritti dei cantanti e artisti americani, ha scritto e reso pubblica una lettera aperta e diretta a Jeff Bezos. Nella lettera viene fuori che Bezos, durante un’audizione parlamentare in USA il 2 Agosto 2020, ha ammesso di non sapere esattamente se i brani utilizzati dagli utenti siano effettivamente “liberi” o protetti da copyright. Dal punto di vista degli artisti, questa leggerezza è aggravata dal boom di visualizzazioni della piattaforma durante il lockdown: si stima, infatti, che l’utilizzo di Twitch nel secondo trimestre del 2020 sia aumentato dell’83% rispetto allo stesso trimestre nel 2019. Miliardi, letteralmente, di visualizzazioni che si sarebbero potute trasformare in diritti per buona parte degli artisti “lesi” da questa pratica sottesa che ormai da anni imperversa nel mondo di Twitch.
Gli artisti chiedono il pagamento dei diritti d’autore
La richiesta della Artists Rights Alliance è molto chiara, quindi, e spinge da un lato Bezos a controllare maggiormente l’utilizzo delle musiche all’interno della sua piattaforma e dall’altro, ovviamente, ad avere un maggior controllo delle azioni dei suoi utenti, così da limitare l’utilizzo di brani protetti da copyright. Se proprio questo risulta impossibile, il desiderio dell’associazione no-profit americana è quello di far sì che Bezos si assuma le responsabilità del caso e paghi i diritti dei brani utilizzati dai suoi utenti.
Vero è che Twitch in generale non ha mai concesso la libertà di violare i diritti d’autore all’interno della sua piattaforma: gli utenti, infatti, hanno fino a tre avvisi da scontare, se beccati a violare qualche diritto, allo scadere dei quali sono bannati definitivamente dal social network. Gli avvisi e le penalità, però, non è sufficiente, perché escluderebbe ancora una volta il pagamento dei diritti d’autore (che sono, appunto, un diritto per tutti gli artisti). Soprattutto considerando che gli utenti guadagnano grazie a Twitch, spesso alle spalle dei compositori.