Isabella Hogan non usa Snapchat, Facebook o Twitter. Recentemente ha inoltre ridotto l’utilizzo di Instagram per motivi di sicurezza. Perché? E’ una “white hat hacker” di soli 13 anni. Di cosa si tratta?
“Su Instagram puoi erroneamente pubblicare dettagli in grado di svelare dove vivi, permettendo ai malintenzionati di ottenere le tue informazioni” – ha dichiarato la studentessa della Concord High School.
Isabella ha scoperto i pericoli legati alla condivisione accidentale online divenendo una “white hat hacker” nell’ambito della sicurezza informatica dell’Australian Computing Academy.
Ma cos’è un White hat? Si tratta di un hacker a tutti gli effetti, capace di introdursi nelle reti di computer ma con uno scopo utile e etico: aiutare i proprietari dei pc ad affrontare i problemi di sicurezza informatica, senza un tornaconto personale.
“Nel nostro programma devi trasformarti in un buon hacker per capire come le persone ottengono le tue informazioni” – ha dichiarato la tredicenne.
“Devi spiare gli utenti attentamente, osservando gli elementi pubblicati per captare le informazioni sulla persona, anche se apparentemente nascoste. Sono rimasta sorpresa dal genere di cose che puoi scoprire dal nulla. Dopo aver affrontato la sfida ho cambiato tutte le mie password, modificando ciò che condivido.
Non pubblico più il mio nome completo, la scuola in cui vado, o qualsiasi informazione che possa portare gli hacker alle mie password o al luogo in cui vivo. Prima non ero a conoscenza di tali pericoli“.
Il progetto scolastico degli “white hat hacker” comprende studi riguardanti l’impronta digitale, che è uno dei quattro moduli distribuiti agli studenti online. Gli altri progetti si basano su:
- crittografia dei dati;
- sicurezza della rete;
- sicurezza delle applicazioni web.
Anche Jeanine Kobylinski, l’innovatrice dell’apprendimento digitale presso la Abbotsleigh High School, utilizza questi progetti per mostrare agli studenti i vari aspetti della carriera nella sicurezza informatica.
“Vogliamo esaminare le opportunità di carriera, stiamo cercando di hackerare eticamente” – ha dichiarato la Kobylinski.
“Il nostro scopo è quello di coinvolgere i ragazzi nel lungo termine; la sicurezza informatica è una strada particolarmente interessante in questa delicata epoca sociale“.
Gli studenti si sono dimostrati molto interessati al progetto “white hat hacker”, hanno capito come impostare correttamente le impostazioni della privacy, evitando di condividere informazioni accidentali sui social network, salvaguardando la propria sicurezza.